Ci siamo imbattuti per la prima volta in una loro bottiglia in un settembre parigino, consigliatoci da un amico produttore, per poi accorgerci che è un oggetto di culto presso le migliori cave à vin e bar-à-vin. Li abbiamo contattati e da subito ci siamo tuffati in quella che è una storia di passione, coraggio e grande amore per il vino. “Io vi mando i campioni, ma non li aprite, ve li vengo a raccontare io”. E così è stato, dalla Serbia a Roma, per stappare, degustare ma soprattutto descriverci il percorso che ha portato Estelle e Cyrille dalla Francia a Rogljevo, in Serbia. Una di quelle favole che ci ricorda perché amiamo tanto questo lavoro.
“A Rogljevo, in Serbia, in un ambiente naturale completamente incontaminato, produciamo vini biologici e naturali da uno dei più grandi terroir calcarei dei Balcani.” È così che Estelle e Cyrille Bongiraud si presentano al primo incontro, parole che accendono curiosità e interesse, soprattutto quando si è sempre alla ricerca di qualcosa di unico.
Storie di 2 vite vissute calpestando vigne e producendo vino.
Cyrille si dedica al vino subito dopo gli studi musicali, la svolta arriva nel 1992, quando Aubert de Villaine gli chiese di lavorare per un anno al Domaine de la Romanée Conti. Negli anni ’90, ha curato la conversione in bio delle vigne, esperienza unica quella vissuta a Vosne-Romanée. Dopo questa parentesi, decide di dedicare la propria vita ai grandi terroir viticoli, per comprenderli e valorizzarli. Nei 15 anni successivi ha sviluppato un’attività di consulenza in Borgogna, Alsazia, Loira, Sud della Francia, Italia e Spagna con un unico obiettivo: comprendere i terreni viticoli affinché possano esprimere il meglio.Lavorando a fianco dei viticoltori con il suo laboratorio di analisi e studiando centinaia di profili di terreno scavati a mano, ha acquisito una conoscenza diretta e pratica di ciò che rende grandi i terroir viticoli. Ha definito i criteri su cui si sarebbero basate le sue scelte il giorno in cui gli è stato permesso di andare alla ricerca di un nuovo grande Terroir. Nel 2008, con la moglie Estelle, figlia di un viticoltore di Beaune, decidono di lasciare la Francia alla ricerca di quel luogo unico che gli avrebbe permesso di produrre i vini dei sogni. Il luogo si chiama Rogljevo, un villaggio della Negotinska Krajna in Serbia, nei Balcani.
È un luogo unico dove roccia, suolo e clima si fondono in una rara combinazione che ha portato l’uomo a costruire una storia vitivinicola lunga diversi secoli. Una volta trasferiti a Rogljevo, la natura selvaggia aveva preso il posto di decine di ettari di vecchi vigneti abbandonati. La totalità dei vini è prodotta da queste vigne, ripulite e ristrutturate con lavoro e pazienza. Oggi lavorano 4 ettari di vigneto nel massimo rispetto ambientale e con tanta riconoscenza alla terra. Naturalmente hanno optato per una viticoltura assolutamente rispettosa del suolo e della ricca e variegata fauna della zona. Le tecniche di vinificazione utilizzate in cantina sono state dettate dalla qualità delle uve stesse, che fin dal primo anno si sono dimostrate particolarmente equilibrate in tutte le loro componenti. Questo ha spinto a ridurre al minimo o eliminare tutti gli interventi. I vecchi maestri borgognoni sono stati, per loro, l’esempio da seguire: “Tutto viene fatto in vigna. In cantina non si fa nulla o il meno possibile”. La padronanza della conoscenza delle varietà a disposizione permette di seguire questo prezioso precetto, ma tanto dipende soprattutto dalla terra che hanno scelto e da ciò che offre ogni anno. Si tratta di varietà che conoscevano molto bene: Chardonnay, Riesling, Pinot Nero e Cabernet Sauvignon.Ma alcune vecchie varietà autoctone gli hanno permesso di produrre alcune annate rare: Vranac, Tamjanika rosso e bianco, Frankovka.
Da subito la nostra curiosità sul prodotto vino è stata ampiamente soddisfatta dalla loro narrativa, allargando le frontiere culturali contro gli stereotipi che ci legano quasi esclusivamente ad alcuni orizzonti quando si parla di viticoltura. E il risultato è che non abbiamo solo scoperto grandi bottiglie ma anche persone fiere, preparate e entusiaste. Una boccata d’ossigeno in tempi come questi.