Di Riccardo Zamurri
Si incomincia con il problema:
“Il rumore è un suono indesiderato. Un suono che provoca effetti sgradevoli e fastidi alle orecchie è chiamato rumore. Generalmente il suono generato da veicoli, clacson, altoparlanti, aerei, costruzioni ecc. è causa di inquinamento acustico”.
Source: Toppr
Ora soffermiamoci su una categoria in particolare. I clacson delle autovetture.
Non vi è dubbio che il suo abuso costituisca la regola, ovvero che l’utilizzo per cui sono stati progettati le ‘trombe per auto’, cioè la sicurezza stradale, costituisca oggi una frazione minima delle ragioni per il suo utilizzo, ormai largamente superate da:
– Voglia di rivalsa personale contro questo mondo cane e quindi lo suoni senza un motivo.
– Le liti familiari al vivavoce punteggiate da bestemmie, a cui alterni lunghe suonate.
– Lo usi per segnalare la tua contrarietà alle violazioni del codice della strada da parte di altri conducenti, anche quando non costituiscono un pericolo per noi o per gli altri, perché si sa, siamo tutti guardiani della viabilità e ci teniamo a sottolinearlo.
– Lo usi per la vittoria della tua squadra del cuore, in coda a un matrimonio, facendo il beat di un pezzo techno post-serata.
– Lo suona il tuo cane con le zampe, mentre guidi, con lui in braccio. Con lui in braccio. Mentre guidi.
– Per un parcheggio in seconda fila, per un parcheggio in terza fila, per segnalare che ci siamo, per segnalare che NO! Noi non ci stiamo.
– Un clacson per anticipare l’arrivo in curva, dopo quella curva, per entrare in un parcheggio, per uscire dal parcheggio, per segnalare che è il nostro parcheggio quello che si sta liberando proprio ora.
– Suoniamo perché non vogliamo l’arbre magique, che non ci interessa la pulizia dei vetri, dei fari, del lunotto posteriore, anteriore.
– Che non compriamo i libri ai semafori, non diamo elemosina ai mangiafuoco, ai saltimbanco, ai giocolieri.
– Che c’è il tuo amico delle superiori al semaforo accanto a te, due auto avanti tua sorella, due dietro il tuo vicino stronzo e al ciglio della strada la sex worker di quartiere. E c’è pure quello lì famoso, come si chiama dai, ‘sonaje e vedemo se se gira’.
– Che in fondo ‘la vera descrizione di un attimo’ non è un pezzo di Zampaglione ma è quell’unità di tempo infinitesimale che separa il verde che scatta al semaforo e chi ti sta dietro che spazientito ti suona.
Per ipotizzare una soluzione? A seguire una idea provocatoria…
Immagine titolo: Clifford Patricio via Pexel